Per decenni, il concetto di dipendenza è stato associato all’utilizzo patologico di sostanze. Oggi invece si sente parlare sempre più spesso di nuove dipendenze… di cosa si tratta esattamente? Come gestirle?
A partire dal 2013, sono state ufficialmente riconosciute le “dipendenze patologiche comportamentali”, altrimenti note come “new addictions”, ritenute le dipendenze del 21esimo secolo.
Una definizione generica di dipendenza (nuova e non) è: “attaccamento profondo ad un’esperienza che si rivela dannosa e alla quale è difficile fare a meno”.
La dipendenza si presenta più probabilmente quando i seguenti bisogni fondamentali non vengono soddisfatti:
- Coinvolgimento e supporto sociale: ovvero essere inseriti in una rete sociale in cui potersi riconoscere, poter partecipare attivamente ed essere supportati;
- Stimolazione mentale: ossia il senso di attivazione provato quando si agisce nella propria realtà, plasmando il proprio presente e costruendo il proprio futuro a breve e a lungo termine;
- Senso di efficacia: cioè la fiducia che ognuno ha nelle proprie capacità per raggiungere determinati risultati.
Se la dipendenza tradizionale è associata all’assunzione di una sostanza, le nuove dipendenze sono incredibilmente diverse nella modalità (non esiste più la necessità di ingerire alcunché) ma assolutamente simile negli effetti.
Le dipendenze comportamentali, infatti, si presentano quando una persona non è in grado di evitare di metter in atto un certo comportamento che, nonostante risponda ad un profondo bisogno psicologico a breve termine, produce danni significativi a lungo termine.
La differenza essenziale che intercorre tra dipendenze tradizionali e dipendenze comportamentali sta nel fatto che le ultime sono innescate da comportamenti assolutamente comuni nella nostra quotidianità e che sono parte integrante delle consuetudini sociali.
Un comportamento “normale” (come per esempio rispondere alle e-mail), si fa problematico (fino a diventare nuova dipendenza) se viene messo in atto al di fuori del controllo del soggetto e per l’incombente necessità di soddisfare un bisogno compulsivo.
Il discrimine tra comportamento normale e una new addiction sta spesso nella frequenza del comportamento. Per inquadrare meglio il fenomeno, ecco alcuni esempi di nuove dipendenze, che nascono da un comportamento consuetudinario e sono in grado di generare addiction: Dipendenza da gioco o da videogiochi, dipendenza da internet, dipendenza da smartphone, dipendenza da shopping, dipendenza da serie TV, dipendenza da porno.
Elementi tipici della dipendenza comportamentale sono:
- Impossibilità di resistere all’impulso di metter in atto il comportamento
- Sensazione di crescente tensione prima dell’inizio del comportamento
- Piacere o sollievo durante il comportamento
- Perdita di controllo percepito
- Persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative
Qual è il ruolo della tecnologia in tutto ciò?
La tecnologia intrusiva rende più complicato astenersi dal mettere in atto comportamenti di questo tipo, sempre più a portata di “click” o di “swipe”. Comportamenti addictive possono essere favoriti dalla sempre crescente numerosità di device che, se utilizzati in modo disregolato, possono indurre il circolo della dipendenza. Uno smartphone perennemente a disposizione può rivelarsi un efficace veicolo di dipendenza: infatti, per la facilità di accesso, risulta maggiormente difficile astenersi dal fare shopping, aprire un social network o fare utilizzo di pornografia.
Basti pensare che nel 2008 gli adulti hanno passato in media 18 minuti al telefono al giorno, mentre nel 2015 sono stati al telefono per un tempo pari a 2 ore e 48 minuti al giorno (Kleiner et al., 2015)
Una delle caratteristiche principali delle nuove dipendenze, che le rende così pervasive e difficili da estirpare, sta nella immediata ricompensa che forniscono.
Mark Griffiths, uno dei maggiori esperti di nuove dipendenze, spiega che le dipendenze di gravità moderata sono le più comuni, e presentano potenzialmente i seguenti effetti negativi: riducono il valore della nostra vita, ci rendono meno efficaci nel lavoro e nello svago e limitano le nostre interazioni con gli altri.
Dipendenza comportamentale: alcuni dati.
Ecco alcuni numeri con cui possiamo capire insieme la potenziale pervasività delle new addictions nella nostra quotidianità:
- Nel 2011 (a solo un anno dalla creazione di Instagram quando non esisteva ancora il fenomeno delle Stories), il 41% delle persone hanno sofferto di almeno una dipendenza comportamentale nell’arco dell’ultimo anno;
- Più del 59% delle persone afferma di essere dipendente dai social media e che tale dipendenza, in ultima analisi, le rende infelici;
- Nel 2015, gli individui dipendenti da smartphone sono diventati 280 milioni;
- Nel 2011, il 48% degli studenti universitari statunitensi manifestava dipendenza da internet, e un restante 40% era da considerarsi al limite o potenzialmente a rischio.
[dati tratti da: Sussman et al., 2011; Rosenberg et al., 2014; Smith, 2015]
Quantità di tempo che un utilizzatore adulto impiega quotidianamente usando Media digitali
[Kleiner et al., 2019]
Biologia delle new addictions
Il nostro cervello produce differenti pattern di attività neurale a seconda dell’esperienza vissuta.
Ciò significa che, a seconda della nostra esperienza, i gruppi di neuroni del nostro cervello si attivano in un modo differente. Per esempio, esiste una specifica attivazione cerebrale in un tossicodipendente che assume una dose.
Un’importante evidenza neuroscientifica (riportata nei loro studi da esperti del settore come Claire Grillan, Nicole Avena, Jessica Barson, Kent Berridge, Andrew Lawrence) dimostra che i pattern neurali attivati dalle new addiction e dalla dipendenza da sostanze risultano essere quasi identici!
Infatti, forme diverse di dipendenza attivano lo stesso centro cerebrale della ricompensa, determinando un’iperproduzione di dopamina.
Questa evidenza costituisce un campanello d’allarme, suggerendo la necessità di trattare le dipendenze comportamentali sul nascere, per evitare di incorrere in fasi di astinenza, malessere e depressione.
Che fare quindi? Siamo destinati a diventare vittime passive della tecnologia?
Questi dati di fatto sono allarmanti: è significativo come comportamenti del tutto normali siano in grado di portare a derive problematiche per la nostra salute. Al contempo, è indubbio come la tecnologia comporti anche notevoli vantaggi per la nostra qualità di vita, e, volens nolens, sia sempre più presenta nella nostra quotidianità.
La soluzione proposta da noi di Mind Your Time sta nel Media Well-Being, e consiste nella presa di consapevolezza dei vantaggi della tecnologia e dei suoi rischi, imparando così a sviluppare un senso critico grazie a cui costruire il proprio benessere digitale e prevenire l’instaurarsi di dipendenze comportamentali.
Autore: Dr. Federico Sopetti
Revisione: Dr. Mattia Minzolini
Bibliografia:
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